mercoledì 23 aprile 2014

Ci siamo ancora

Solo avevamo perso la password. Per fortuna l'ho ritrovata salvata su un vecchio portatile.

Se avrò tempo tornerò a postare.

giovedì 7 giugno 2012

Martina Fratoni

Jesina, 21 anni, il 13 maggio si è aggiudicata la prima prova del Trofeo Femminile FIM. Già l'anno scorso si era distinta nel Trofeo Moriwaki, riuscendo ad ottenere pole e ottimi piazzamenti in gara.
Martina è stata intervistata dal settimanale Motosprint (intervista pubblicata sul numero 23):

Domenica a Vallelunga si corre la seconda prova del trofeo femminile. La prima, l'hai vinta. Come pensi che andrà questa volta ?
Tanto per cominciare vorrei essere sicura di poterci essere, a Vallelunga. Francamente, non pensavo di riuscire a correre quest'anno. Mi ero oramai rassegnata, poi mi hanno chiamata Alessia Polita  e suo padre e mi hanno offerto una Honda per una sola gara. Ora non so che succederà, forse ho trovato una Yamaha, ma è tutto ancora in altomare.


Un vero peccato, considerando che hai corso in passato diverse gare titolate, con buoni risultati. Nel 2008, un ottavo posto al CIV 125, proprio a Vallelunga.
Il problema è sempre quello: i soldi. Non ce ne sono nemmeno per i piloti, figurarsi per le ragazze. Mi sono messa a lavorare, in una casa di riposo, ma i soldi che guadagno mi bastano a malapena per arrivare alla fine del mese. Per le corse, resta poco, anzi nulla.


Eppure la passione è tanta. Come hai cominciato con le moto ?
Per caso e piuttosto tardi. Avevo 14 anni e non ci pensavo proprio alle moto. Poi un giorno mio fratello ha messo in croce il babbo per farsi accompagnare a vedere un suo amico che girava con le minimoto. Sono andata con loro, e hanno insistito per farmi provare. C'è una fotina di quel giorno che ogni tanto riguardiamo: io, sulla minimoto con un vestitino svolazzante... All'inizio avevo un po' paura, poi, un giro dopo l'altro, ci ho preso gusto. È da lì è cominciato tutto.


E speriamo che non finisca qui.
Speriamo davvero. Anche perché basterebbe un piccolo aiuto per realizzare un grande sogno.


Se a vincere al debutto fosse stato stato un ragazzo, gli sponsor sarebbero fioccato, invece è una ragazza ed è stata lasciata a piedi...Cos'altro aggiungere ? Oltre che a sperare che prima o poi la mentalità delle persone cambi ed esca dal 1800, possiamo solo augurare a Martina di trovare una moto per la prossima gara. Perché ha grandi possibilità, aspetta solo qualcuno che le dia un'occasione.





domenica 6 maggio 2012

Elena Rosell

Spagnola, 26 anni, è la prima donna ad essersi iscritta al motomondiale nella classe Moto2. Originaria di Valencia, ha iniziato a correre in moto su una Aprilia RS 50.
Nel 2011 sostituisce per 3 gare l'infortunato Julian Simon, correndo con la sua Suter del team Aspar. Quest'anno correrà una stagione intera col QMMF Racing Team che le metterà a disposizione una Moriwaki MD 600.
A riguardo, Elene ha avuto modo di dire:


È qualcosa di incredibile, una cosa che ho sognato da molto tempo e che ora diventa realtà. Sono felicissima che le negoziazioni siano andate a buon termine. Quest’anno l’obiettivo è apprendere al massimo visto che la griglia è composta da piloti formidabili, con grande esperienza. Dovrò studiarmi quasi tutti i circuiti, esclusi gli spagnoli e sarà complicato. Mi sto preparando per fare bene e credo che con tutta la voglia che ho, riusciremo a superare gli ostacoli che si presenteranno.


La biografia sul sito ufficiale, oltre alle tappe della sua carriera, contiene anche un divertente "identikit" di Elena con le sue preferenze in ogni campo. Non ci resta che augurare buona fortuna a questa ragazza, con la speranza tra non molto di vedere anche un italiana nel mondiale velocità.


Sulla griglia di partenza...Peccato, pensavo le avrebbero assegnato un "umbrella boy".



lunedì 9 aprile 2012

Chiara Fontanesi

Se finora abbiamo parlato del passato del motociclismo in rosa, oggi parleremo del futuro, che per quanto riguarda il cross ha il volto della diciottenne Chiara Fontanesi.
La biografia dal sito ufficiale:



Chiara sale sulla sua prima moto da cross a 2 anni e mezzo. 
A cinque anni vince il trofeo Lem promosso dal Campionato Italiano Minicross, 
è premiata a Latina. 
In seguito partecipa a vari campionati nella categoria Minicross debuttanti, 
cadetti e junior sempre gareggiando insieme ai maschi: vince tre campionati 
regionali in Emilia Romagna; si piazza al 3° posto del campionato debuttanti
e al 4° del campionato cadetti. 
Nel 2007 vince l'edizione Bike EXPO di Padova, qui è stata invitata
a gareggiare al trofeo Loretta Lynn's in Tenesee: il più importante ed ambito 
trofeo di motocross amatoriale USA, dove gareggia nella categoria girl.
Dopo aver superato le selezioni per accedere alla qualificazione di uno dei soli
quarantadue posti; supera le semifinali di Aprile e Luglio 2007, arrivando
in entrambe prima ed ad Agosto torna per stravincere sulle rivali facendo 
trionfare i colori italiani con stupore di tutti gli addetti ai lavori statunitensi.


In seguito Chiara gareggia in Italia nel Trofeo Italiano Femminile competendo con
ragazze più grandi. La differenza di età permette alle sfidanti di guidare 
moto 250cc 4T mentre Chiara, solo 13 enne, può correre con KTM 85cc 2T.


Aggiungiamo che Chiara, dopo aver conquistato 2 titoli italiani nel cross femminile, nel 2011 si è laureata vicecampionessa del mondo. Nel 2012 correrà sia nel campionato italiano che nel mondiale.

Qui di seguito un intervista pubblicata sul numero 13 del settimanale Motosprint:

1) Domenica a Mantova riparte il campionato italiano femminile di cross. Sei campionessa in carica: contro chi correrai quest'anno ?
Sinceramente ? Non vedo grosse insidie all'orizzonte. Le ragazze che fanno parte del campionato italiano non sono molte e non sono molto forti. Ma farò ugualmente tutte le gare, come allenamento al Mondiale, il mio vero obiettivo.


2) L'anno scorso ti sei piazzata second. Come si presenta questa nuova sfida ?
La tedesca Steffi Laier, che è campionessa in carica, farà solo tre gare. E questo è un bene. In compenso l'inglese Natalie Kane, che lo scorso anno si è vista poco, correrà tutta la stagione. Dunque, è tutta da giocare, ma ho buone speranze...


3) Te lo avranno chiesto mille volte, ma come capita che una ragazza finisca a fare il pilota di motocross ?
Non sono l'unico pilota della famiglia Fontanesi. C'è anche mio fratello Luca, che fa il mondiale MX3. Quando hanno regalato la prima moto da cross a lui, ne hanno presa una anche a me. I miei genitori pensavano solo a non fare differenze tra i figli, non immaginavano certo che mi sarei appassionata tanto. Oggi correre è il mio lavoro. E loro sono orgogliosi di me. Anche mio fratello e anche se oggi andiamo forte uguale...


4) Anche tu, come tanti piloti italiani di cross, sogni l'America ?
Eccome. Ma prima voglio vincere un mondiale, solo allora sarò davvero pronta per il grande salto. Vorrei fare gli X-Games, il campionato AMA, magari anche qualche gara di Supercross. E già che siamo in tema di sogni, metterei in programma anche una gara di Mondiale cross MX2, a dare la paga ai maschi. Almeno a qualcuno...


Insomma è giovane, forte, determinata e con tanta grinta da vendere. Cairoli, sei avvisato...

Update 14 aprile 2012: Il mondiale è iniziato bene per la Fontanesi, che conclude il primo Gran Premio con una doppietta, dominando sia in gara 1 che in gara 2.









mercoledì 21 marzo 2012

Tomoko Igata

Giapponesina classe '65, fu una delle più proficue pilotesse del mondiale.
Corse nell'All Japan Road Race Championship dall'1991 al 1993, terminando la stagione sempre tra i primi 10 in classifica. Nel 1992 corse nel motomondiale come wild car sul circuito di Suzuka. La sua prestazione, 20esimo posto sulla pista bagnata, catturò l'attenzione dei media.
Nel 1994 si iscrisse al campionato mondiale nella classe 125, a cui prese parte con una Honda. Alla prima gara in Australia  andò subito a punti, guadagnandone 2, ed a Suzuka fece nuovamente un ottima impressione. Purtroppo in Austria cadde e si infortunò. Poté tornare a gareggiare solo a fine stagione, concludendo con un 28esimo posto in campionato. Prese parte anche al campionato del 1995, dove in Repubblica Ceca arrivò al settimo posto, dovo essere stata per lungo tempo in quinta posizione, la miglior prestazione per una donna al motomondiale. Terminò la stagione al 20esimo posto.
Igata tornò in seguito a correre nel campionato nazionale.


sabato 10 marzo 2012

Sulle zavorrine

Fino ad ora in questo blog si è parlato solo di motocicliste pilotesse, ma esiste anche un'altra categoria, cioè le motocicliste passeggere, chiamate anche "zavorrine".
Quando si dice "zavorrina", l'immagine che viene in mente è più o meno questa:
Insomma, la donna passeggero è vista come una "zavorra", che sopporta a stento la "fissazione" del marito/fidanzato/compagno per la moto, che rompe le scatole ogni volta che lui vuole uscire con gli amici motociclisti, che quando parte per le ferie (naturalmente in moto) si porta valigie su valigie anche per due giorni...
L'altra immagine che viene alla mente invece è la classica donna "oggetto", in moto dietro al suo lui con stivali coi tacchi e perizoma di fuori.
Insomma, lo stereotipo della zavorrina non è molto gradevole. Ora, qui non si mette in dubbio che esistano le due categorie di passeggere qui sopra citate, ma che esistono molte altre passeggere che invece sono Motocicliste a tutti gli effetti.
Va premesso che, sebbene per talune persone valga l'equazione: motociclista=possessore di moto, personalmente ritengo che l'essere motociclisti sia qualcosa di più ampio.
Spesso si dice che esistono Motociclisti con la "M" maiuscola e motociclisti con la "m" minuscola.
Se i primi macinano migliaia di chilometri indifferentemente sotto il sole o sotto la neve, gli ultimi solitamente usano la moto solo nella bella stagione e per brevi spostamenti, alle prime gocce di pioggia prendono l'auto.
Aldilà del che si possa o meno condividere questa distinzione, rimane il fatto che tale idea è piuttosto diffusa all'interno del mondo delle due ruote.
Allora, provando ad estendere il concetto, proviamo a chiederci chi è più "motociclista" tra un uomo che usa la moto tre mesi l'anno in estate o una donna che, sebbene non guidi, si faccia centinaia di chilometri di fila, sotto il sole cocente o la pioggia battente, seduta su un posto striminzito e con un pesante zaino sulle spalle, senza fiatare e felice di quello che sta vivendo, perché ama la moto quanto e (forse) più del suo compagno alla guida. Non è nemmeno detto che tutte queste donne siano passeggere "per forza", perché impossibilitate a comprarsi una moto loro. Alcune, nonostante la possibilità, preferiscono rimanere passeggere. Chi siamo noi per giudicare le loro scelte ?
Quindi sì, personalmente ritengo che anche talune zavorrine siano Motocicliste a tutti gli effetti.
Una piccola digressione sul termine "zavorrina". So che per alcune persone, donne ma anche uomini, tale appellativo è considerato sgradevole o addirittura offensivo. Qui non si vuole mancare di rispetto a nessuno, ma personalmente ritengo che ad oggi il termine è usato universalmente per identificare le passeggere ed ha oramai perso l'iniziale connotazione negativa.
Quindi, come scritto nel primo post di blog, qui si parlerà anche di zavorrine.

Ah. naturalmente esistono anche gli "zavorrini", ma di questo, forse, se ne parlerà un'altra volta...

martedì 6 marzo 2012

Becky Brown

Becky Brown è la fondatrice dell'associazione "Women in the Wind" (WITW), attiva  nel promuovere  l'immagine delle donne motocicliste nel mondo. Alla sua nascita, nel 1979, l'associazione contava solo 10 membri. Ai primi del 2000, i membri erano diventati 1400, non solo negli Stati Uniti ma anche nel Regno Unito ed in Australia. Becky Brown iniziò la sua carriera motociclistica come passeggera, o "zavorrina" che dir si voglia, ma a metà anni '70 decise di passare lei alla guida. Aiutata da un suo collega di lavoro, imparò i rudimenti della guida su una vecchia 125cc. Non passò molto tempo che Becky comprò la sua prima moto, una Honda 4 cilindri da 350cc. Poco tempo dopo fece la sua prima guida su una Harley-Davidson, di cui si innamorò immediatamente. Nel 1973 aquistò una Harley-Davidson 1000cc XLCH Sportster.
Una volta Becky disse: "Ho cavalcato cavalli per tutta la mia infanzia. Stare in sella a loro mi regalava una sensazione di libertà. Cavalcare una moto mi regala un prolungamento di quella sensazione."
La sua Sportster fu gradualmente modificata, fino a diventare un chopper. Negli anni '80 guidò altre Harley, tra cui una Superglide ed una Heritage-Softail. Dopo l'acquisto della sua prima moto, Becky decise di trovare altre donne che come lei condividevano la passione per le due ruote. Nella primavera del 1979 pubblicò un annuncio su un giornale locale, al quale risposero entusiaste dieci motocicliste. La prima uscita fu fatta lungo il fiume Maumee. A quell'epoca, come ebbe modo di dire poi, Becky non aveva idea che quel gruppetto sarebbe diventato un'organizzazione internazionale con centinaia di membri. Ad una delle prima uscite partecipò anche una giornalista locale, che durante l'intervista chiese: "Come vi debbo chiamare, ragazze ?"
Dopo una breve riunione in un vicino ristorante, fu scelto il nome di "Women in the Wind".
Nel 1983 a Chicago nacque il secondo club del WITW, e durante gli anni '80 numerosi altri club si formarono in Illinois, Indiana, Ohio e Wisconsin. Sotto la guida di Becky, ai primi del 2000 i club erano 60 in tutto il mondo. Nonostante sia stata la forza trainante del WITW, Becky non ha mai ricoperto la carica di presidente dell'associazione. Questo perché non voleva che altri pensassero che le sue azioni fossero motivate da vanità.
Nel 1996 fece il suo primo viaggio aereo, andando a trovare il club britannico del WITW. In seguito, attraversò la Grecia, naturalmente in moto.
La sua storia fu immortalata nel documentario "She Lives to Ride" di Alice Stone.
Negli anniil numero di membri e di club del WITW è salito costantemente, i produttori di motociclette hanno iniziato a produrre moto pensate per le donne, più piccole e maneggevoli, così come sono nate linee di abbigliamento tecnico specifiche per il gentil sesso. L'associazione ha cercato di aiutare le donne che volevano avvicinarsi al motociclismo anche cercando di far sparire lo stereotipo che vedeva tutte le donne motocicliste come "ragazzacce".
Oggi vive in una tenuta vicino alla cittadina natale, ha una figlia e due nipoti.
Nel 2002 è entrata nell'AMA Motorcycle Hall of Fame.